Lo spesometro è il nuovo strumento con cui il fisco “spia” il contribuente. Il concetto che muove tale nuovo “mostro” giuridico è che il contribuente deve essere in grado di dimostrare per quale motivo spende più del reddito dichiarato. In sostanza, allorquando chiunque, anche un privato, effettui acquisti sopra una determinata soglia di valore, il venditore è tenuto per legge ad inviare una segnalazione telematica agli organi di controllo dell’agenzia delle entrate. A seguito di recenti modifiche normative (D.L. sviluppo economico e circolare 14 aprile 2011 dell’agenzia delle entrate), sono state però previste delle modifiche in favore del contribuente. In particolare, è stato rinviato al 1 luglio prossimo l’entrata in vigore del meccanismo di controllo e, mentre in precedenza l’obbligo riguardava tutte le operazioni iva sopra la soglia di euro 3.600, ora è previsto che la comunicazione telematica non vada effettuata per acquisti di importo superiore a 3.000 euro purché effettuati con carta di credito o bancomat, ma non in contanti. Per la gioia del contribuente, e delle commissioni bancarie.