Chi è mai stato nei corridoi o nelle aule di un Tribunale ? Chi vi è stato, può forse dire che si tratti di un luogo “accogliente” ? Dove, per accogliente, si intende un contesto caratterizzato dalle migliori condizioni affinché una persona, magari in stato di stress o agitazione, possa venire a trovarsi a proprio agio e nelle condizioni di potere affrontare al meglio e con maggiore serenità una controversia che la vede protagonista.
Riteniamo che chiunque si sia rapportato con la giustizia ordinaria al di là dei concreti risultati ottenuti, possa affermare che i Tribunali non sono luoghi accoglienti. Non lo sono per la freddezza che ne caratterizza gli ambienti e talvolta per l’estetica non proprio gradevole, che è connaturata alla loro stessa struttura e funzione istituzionale (basti osservare che il Tribunale è spesso guardato da un osservatore esterno, come anticamera del carcere o di gravose condanne risarcitorie). Non lo sono per la freddezza dei rapporti umani tra cancellieri e avvocati che purtroppo, specie per le sedi di più grandi dimensioni o di provincia, si percepiscono con evidenza. Non lo sono per le lunghe e tediose code che obbligano gli avvocati o gli altri utenti a decine di minuti e talvolta ore di attesa prima di poter compiere determinati atti agli sportelli delle cancellerie. Non lo sono per la ressa che si manifesta nelle aule di prima udienza ove decine di avvocati attendono in piedi, con i fascicoli sottobraccio o (per i fortunati che si siedono) sulle ginocchia in attesa che il giudice li chiami e liquidi le parti con un rinvio di mesi. Non lo sono nemmeno per il soggetto che, in Tribunale, viene chiamato a fungere da mero testimone, pressato dalle domande del giudice e dagli atteggiamenti talvolta aggressivi degli avvocati che sollecitano quesiti invasivi e spesso ripetitivi.
Tutto questo, nella procedura di mediazione è da dimenticare.
Una delle principali e prime regole che vengono insegnate ai corsi di preparazione per i mediatori professionisti è il principio della fiducia delle parti e dell’imparzialità. Il mediatore, e prima di esso, dunque, l’ente di mediazione, prevede nel proprio ruolo e dunque insito nella propria funzione, l’onere se non obbligo, di creare con le parti un rapporto di assoluta fiducia e percezione di piena imparzialità.
In tutto questo gioca un ruolo essenziale l’accoglienza delle parti che è il biglietto da visita per creare un rapporto di fidelizzazione. L’incontro o la sessione di mediazione, viene per così dire “cucita” su misura per le parti. L’ente di mediazione serio e che vuole distinguersi per serietà di approccio, concorda con le parti e con i loro avvocati la data dell’incontro di mediazione. Se necessario, per impedimenti o necessità di una delle parti, l’ente si premura di differire l’incontro.
Ancora, il mediatore non è scelto a caso ma sulla base di criteri rigorosi e stringenti che la legge impone e che pongono al primo posto la sua specializzazione nel campo oggetto del contendere e la sua esperienza.
All’incontro pertanto, non vi saranno file, persone scortesi o frettolose, ambienti un po’ lugubri e freddi, ma al contrario persone dinamiche ed efficienti, pronte ad accogliere in ambienti caldi (o freschi, a seconda della stagione) e totalmente dedite alla vicenda che, per quell’incontro, dovrà essere affrontata.
Ci si sederà attorno ad un tavolo con il mediatore, ognuno avrà il suo tempo per parlare. Si potranno fare pause per pranzare o per spuntini, o anche solo per un caffè o una sigaretta, per spezzare la tensione o rilassarsi per superare eventuali momenti di crisi o stress che un complesso negoziato può comportare. Tutta la giornata sarà dedicata alle parti e al caso in discussione. Inoltre, se in una giornata non si riesce a raggiungere un accordo, le parti possono ben chiedere al mediatore e all’ente di concedere un rinvio.
Il tutto è molto diverso, come ben si può intendere, da quanto avviene in un contenzioso giudiziale.
In sede di mediazione, l’avvocato è avvocato fino in fondo ! Assiste in tutto e per tutto il proprio assistito, concentrato solo ed esclusivamente su di lui e sul caso. Mai, un cliente, si sarà sentito tutelato ed assistito (ci si passi il termine, “coccolato”) dal proprio legale di fiducia come in un procedimento di mediazione ove l’avvocato potrà dimostrare al cliente la propria capacità ed esperienza nel dominare le difficoltà e le tecnicità giuridiche emerse. Diverrà anche, agli occhi attenti del cliente, un buon negoziatore abile e ciò accrescerà ancor più il suo appeal nei confronti del proprio assistito che lo vedrà direttamente in azione sul campo. L’avvocato in mediazione, non deve sottrarre il proprio prezioso tempo volto a conoscere ed applicare il diritto per fare copie, per ritirare atti, per scriverli o altro in quanto vi sono i segretari dell’ente che pensano alle fotocopie e ad ogni altra evenienza collaterale. L’avvocato non deve fare file, o sentirsi trattato con superficialità dall’ultimo cancelliere di turno o giudice neo arrivato. L’avvocato in sede di mediazione, viene posto su un piedistallo elevato e riacquista il suo pieno ruolo di professionalità connotato da un rigore e decoro unico, che l’ente di mediazione e il mediatore stesso esalteranno ancora di più e che purtroppo, molto spesso, il sistema giustizia pare aver dimenticato e, in certi casi addirittura, sminuito all’inverosimile.